
Like Michael Young, Michael Sandel frames his critique of meritocracy in terms of a populist backlash against elite condescension but also (hot off the press and presumably added at the last minute) in terms of the botched response to the current global COVID pandemic. Focusing on the United States, he argues that the country was […]
The Tyranny of Merit — Posthegemony
Un’interessante disamina dei concetti di “merito” e “meritocrazia”, svolta da uno dei più importanti filosofi politici statunitensi, Michael Sandel. La recensione, fatta da Jon Beasley-Murray, nel blog “Posthegemony”, mette in luce i concetti portanti della riflessione di Sandel. Come poi lo stesso recensore spiega, Sandel sembra guardare con sospetto ogni forma di meritocrazia, non soltanto perché invariabilmente distingue nettamente i “vincitori” e i “perdenti” (quasi andandoli a collocare in mondi distinti), “ma soprattutto perché i vincenti in un sistema meritocratico ritengono di meritare la loro vittoria (e i perdenti sono indotti a credere di meritare la loro sconfitta)”.
Ricondurre tutto, ovvero tutti i contenuti e le regole del “patto sociale”, soltanto al “merito” elimina dall’orizzonte il tema del “common good”, che potremmo tradurre, più che con “bene comune”, con ciò che è “comune”, nel senso di ciò che fonda le basi della società e della cooperazione. In effetti, l’eccesso di enfasi sulla “competitività” e sulla competizione – tipico del linguaggio politico dominante oggigiorno – fa dimenticare che la cooperazione è almeno altrettanto importante della competizione e della “lotta per primeggiare”: se affidassimo le sorti delle società e degli Stati soltanto a questa lotta, in realtà dissolveremmo il senso stesso della comune appartenenza e della “polis” e ci avvicineremmo a passi più o meno rapidi verso lo “scenario infernale” del mondo senza Stato immaginato da Hobbes e rappresentato dalla massima “Homo homini lupus”.
Altre riflessioni interessanti sulla meritocrazia, che scalfiscono i luoghi comuni, si trovano anche nella distopia scritta da un altro autore americano, Michael Young, nel 1958, e intitolata “The Rise of the Meritocracy”, anch’essa recensita nel blog “Posthegemony”. A Young ha fatto riferimento, tra gli altri, anche Christopher Lasch, altro acuto critico della “meritocrazia”.
Ma molto si potrebbe dire su questo argomento, proprio a partire da analisi come quelle di Sandel, di Young e di Lasch. Magari tornerò sul tema.
"Mi piace""Mi piace"